TRE CHIESE, TRE PIRAMIDI E TRE STELLE: UNA RIFLESSIONE DI SALVATORE MAZZOLA

Indubbiamente sì. Tuttavia,
questa “casuale” disposizione, personalmente, mi rievoca qualcosa. Qualcosa che ho già visto da un’altra parte: a
1700 chilometri in direzione Sud-Est, nella piana di Giza, in Egitto.
È il caso di liquidare questo libero quanto audace accostamento come frutto di una pura e casuale coincidenza?
Per le tre chiese, le fonti storiche locali ci informano che la prima ad essere stata ricostruita, appena otto mesi dopo l’eruzione etnea del 1669, fu l’attuale chiesa di San Nicolò (A1), che già dal 21 novembre dello stesso anno assunse la funzione temporanea di “nuova matrice”, in attesa della riedificazione della chiesa principale di Santa Maria delle Grazie (B1), i cui lavori iniziarono intorno al 1680.
Finiti parzialmente nel 1778, questi furono sviluppati, in più riprese, fino al 1905 con il completamento della facciata. I lavori della terza chiesa, quella di Sant’ Orsola (C1), iniziarono nel 1693 per finire nel 1809. Per quanto riguarda le tre piramidi della piana di Giza, dalle date che l’egittologia ci mette a disposizione, apprendiamo che la prima (A2) fu edificata nel 2560 a.C.; la seconda (B2) nel 2540; la terza (C2) nel 2510 a.C. Come possiamo constatare, entrambi i terzetti monumentali seguono lo stesso ordine cronologico di inizio edificazione!
Un’altra “coincidenza”?
Già da un primo confronto planimetrico, le due configurazioni appaiano giacere sull’asse che corre da Nord-Est a Sud-Ovest. Ma qui notiamo un “divario”: la chiesa di Sant’Orsola (C1), allo stesso modo della piramide di Micerino (C2), risulta fuori asse rispetto alle altre due costruzioni.
Ancora coincidenza o siamo forse davanti a una incredibile riproduzione di uno stesso schema planimetrico di strutture architettoniche di culto, disposte volontariamente in quel modo, cioè, seguendo un progetto ben preciso?
Anche la chiesa di San Giuseppe (D1), rispetto a quella di Santa Maria delle Grazie (C1), sembra occupare la stessa posizione della Sfinge (D2), rispetto alla piramide centrale di Chefren (C2). E, fatto ancora più incredibile, persino Piazza della Repubblica (E1) risulta essere in linea con lo spiazzale di Giza (E2), che accoglie i turisti appena scesi dai pullman, posteggiati dentro la rotonda, appena lì vicino.
Un altro dato interessante sta nella diagonale che attraversa la chiesa di San Nicolò (A1) e quella di Santa Maria delle Grazie (B1): nella prima “tocca” l’altare e nella seconda “segna” la croce che, ricordiamo, oggi è “latina”, ma, prima del terremoto del 1908, sulla facciata della chiesa (B1) svettava una croce “patente” in pietra bianca, simbolo riconosciuto e associato ai cavalieri templari.
Se davvero gli esuli del paese distrutto dalla colata lavica del 1669 hanno voluto ricostruire, nel nuovo centro urbano, lo stesso schema architettonico cultuale della piana di Giza, perché l’hanno fatto? Cosa poteva significare, per loro, tutto questo? Esiste veramente una “correlazione” Misterbianco-Giza?
Una “conferma” visibile di questo concettuale rapporto con l’antico Egitto, la possiamo trovare proprio all’interno della chiesa matrice di Santa Maria delle Grazie.
Sulla parete della navata sinistra del tempio vi è collocato l’altare dedicato a Sant’Antonio Abate, Patrono della città, nato e vissuto in Egitto tra il III e il IV secolo d.C. L’ara è sovrastata da un bel dipinto del 1883 che raffigura il Santo (a destra) e altri personaggi.
Al centro della rappresentazione, che qui evidenziamo con un cerchio, si scorgono, in lontananza, proprio le tre grandi piramidi di Giza.
Un’altra bizzarra coincidenza?
Non da ultimo, il complesso piramidale A2, B2 e C2, di Giza, a sua volta, mostra di avere delle corrispondenze con una precisa configurazione astronomica: le tre stelle che formano la “Cintura di Orione”. Ma, dato ancor più strabiliante, saranno proprio le tre chiese A1, B1 e C1 di Misterbianco a mostrare una più precisa corrispondenza con il famoso trio stellare!
Si tratterà dell’ennesima “coincidenza” oppure siamo di fronte a significative informazioni, ormai impossibile da ignorare? Quale potrebbe essere allora la ragione di tutto ciò? Quali le misteriose connessioni?
Per farcene un’idea, dobbiamo affrontare un percorso “stratigrafico” che scava nella storia, nell’archeologia, nell’architettura sacra e nelle tradizioni cultuali di entrambi i siti architettonici. Una strada ricca di enigmi che dalla moderna città di Misterbianco ci conduce all’antica piana di Giza, in Egitto, e poi ancora a Monasterium album, nei primi anni del 1300, e alle connessioni con gli antichi “segreti” dei monaci templari.
Salvatore Mazzola
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Nota dell’autore:
Ogni singola “corrispondenza” qui mostrata, potrebbe essere frutto di pura e semplice casualità. Ma, considerandole nel loro insieme, potrebbero anche non esserlo!
Articolo
tratto dal progetto “Monasterium”
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salvatoremazzola.it
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